Pubblicita
Naviga in questo forum:
1 Utenti anonimi
|
Re: LE IENE parlano di noi... |
|
---|---|---|
Esperto
![]() ![]() Iscritto il:
18/1/2013 18:03 Gruppo:
Utenti registrati Messaggi : 594
![]() |
Dopo una breve premessa che garantisce la mia presenza in questo forum, ho risposto al servizio di Pablo Lincia de Le Iene. Ecco di seguito il non-breve testo della lettera, indirizzata all'autore dello speciale:
[email protected] In prima serata di mercoledì 17 aprile 2014 è stato trasmesso un interessante Vs servizio relativo ai delitti commessi da un “considerevole” numero (0,06%), di Guardie Giurate a causa di uno Stress Lavoro Correlato. Quindi – in sintesi – il messaggio di una certa necessità descritta da esperti, di far fronte alla questione, con una ricorrente psicodiagnosi che attesti l’assunzione e la normale continuità del rapporto di lavoro come operatore armato. Tuttavia, anche se l’argomento è annoso e molto articolato, ritengo doveroso fare presente alcune importanti precisazioni, perché mi pare che la categoria passi continuamente dall’inconsiderazione, all’essere vagliata con restrizioni ancora più dannose, per poi tornare nel dimenticatoio; e così via. Allacciandomi al reportage rispondo ad alcune esplicitazioni. Nella notizia è stato spiegato che le malsane condizioni di lavoro delle GPG (servizi anche notturni non turnati; eccessivo straordinario; assenza di riposi e festività; eccetera) producono un esito patologico di un processo stressogeno di chi possessore di un’arma di ordinanza. A dirla tutta, l’esclusiva non si è neppure avvicinata alle reali disdicevoli condizioni di iter prima e di lavoro dopo, che normalmente un aspirante e una Guardia Giurata dovranno cercare di sopportare. Inoltre, le GPG non hanno armi di ‘ordinanza’ o di dotazione, dato che l’arma per Legge deve essere personale, cioè a totale carico del dipendente (la GPG se la compra in armeria e se gliela rapinano… se la ricompra). Ecco perché le GPG portano in servizio modelli di armi differenti. Se le armi fossero in comodato d’uso alle aziende (come un tempo lo erano i “ferri arrugginiti” che le agenzie vergognosamente passavano, tutti di uno stesso modello), a fine rapporto di lavoro, la Guardia dovrebbe restituire l’arma e gran parte del problema sollevato sarebbe già risolto. Ma certi governanti del Paese, come spiegherò più avanti, da una parte desiderano eliminare qualsiasi possibilità di “uniformità” o di “Corpo” della categoria, tartassandola in modo del tutto subdolo. Dalla medesima parte (…) molti legislatori o amici di questi, hanno interessi economici diretti o indiretti nel Settore (vedi prefetto di Benevento, Ennio Blasco), che comunque non porta nulla di buono nel settore. La soluzione proposta dalla Redazione di requisiti psicologici ci sta tutta e ben venga. Ma bisogna stare attenti a non farla cadere (anche questa) nel solito Vaso di Pandora cui chissà quando e se qualcuno potrà mai scoperchiare! Infatti, il dubbio sorge spontaneo: se un gran numero di operai creano danno perché il lavoro è male organizzato, perché limitarsi a controllare la psiche dei dipendenti eventualmente turbata da un modus operandi lavorativo deleterio e castigarli ulteriormente non andando a monte del problema? Una Guardia con problemi psicologici è sospesa prima e conseguentemente licenziata dopo. Giusto: con un’arma non si scherza! Meno corretto se la causa è attribuibile all’azienda. E se questa “causa” non è isolata ma generale, tanto da creare l’allarmismo visto nel Vs servizio prodotto da “Le Iene”… forse, forse, gatta ci cova. È elementare allora, imporre all’aziende metodi che non conducono ad uno stress psico-fisico per i dipendenti! Strano che il responsabile del Sindacato autonomo di Vigilanza Privata, Vincenzo Del Vicario visto nel servizio, non ha inteso il problema di mettere le Guardie alla mercé di un ulteriore grave pericolo incombente che non porta a nessuna rispettosa soluzione. Ora capiremo perché prospera la ‘non-soluzione’. È stato detto che gli aspiranti di Polizia affrontano un corso specifico per diventare Agenti lasciando bene intendere che le Guardie invece non hanno una adeguata selezione e preparazione. Ma nessuno spiega che l’istruzione impartita alle Guardie è estremamente di maggiore spessore in termine di quantità e cadenza, ma aimè di scarsissima qualità. Bisogna capire meglio il meccanismo e guardare alla realtà dalla giusta angolazione. Una volta superato il corso gli Agenti generici non affronteranno più una formazione e non essendo soggetti a rinnovo, neppure una visita medica fino al pensionamento. Per quanto riguarda l’allenamento con le armi, già molto più ristretto di quello delle Guardie (riferito ad agenti non appartenenti a corpi speciali), è ulteriormente limitato da una crisi del Paese, che costringe a tagli e ritagli anche nei Corpo dello Stato, più volte denunciati anche dai maggiori sindacati di PS. Al contrario le Guardie Giurate per leggi in materia di Lavoro e Ordine Pubblico sono obbligatoriamente chiamate (senza ma e senza però), a una visita medica aziendale annuale e ad un’altra biennale legata al rinnovo del Porto d’Armi. Mentre per le lezioni dei tiri, le Guardie devono affrontare ripetitivamente un corso con esito finale composto da tre lezioni annuali con cadenza quadrimestrale, nelle sedi dei Tiro a Segno Nazionale (TSN). In oltre, sempre le Guardie, devono partecipare periodicamente a corsi di formazione per Guardie Giurate prestabiliti, sia all’assunzione per potere operare effettivamente e durante tutta la vita lavorativa per evoluzione. Esistono poi ulteriori corsi per preposti, soccorso e incendio con medesime integrazioni. Tuto questo da Ministeri del Lavoro o dell’Interno, oppure ancora per DPR. Fino al pensionamento. Ed ancora: il nuovo assunto dovrà essere affiancato per un certo periodo da collega esperto e nei casi di servizi particolari come nei blindati o nelle scorte, è dovuta un certa anzianità. Ma allora, se le Guardie sono maggiormente inquadrate, perché stanno vivendo momenti di particolare incertezza e frustrazione? Perché si predica bene, ma si bazzica male. Anzi: molto male. LE ISTITUZIONI Perché le Guardie Giurate? Il Governo ha bene inteso che la peculiarità di doversi infiltrare ed essere coinvolti in modo diretto ed esaustivo anche con l’irrinunciabile esclusiva della prevenzione e repressione delle attività predatorie (come punto d’incontro tra istituzione pubblica ed esigenza del singolo privato), deve assolutamente essere Autorità dello Stato. Giustissimo. Ma il Governo è ha conoscenza che un servizio capillare di vigilanza e controllo a tutelare i beni, mobili ed immobili, di privati o enti pubblici, compiuto in tutto il territorio da uno specifico ‘Corpo’ alla meno peggio in ausilio, complemento e sussidio alle Forze di Polizia (che già propriamente ottemperano servizio generale per la tutela, la permanenza e il mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica) non potrà mai essere svolto da un ‘Corpo istituzionale’ amministrato in sede lavorativa dello Stato, per una mole di lavoro che comporterebbe una spesa impossibile per l’utilizzo di uno spropositato numero di Agenti e mezzi. Neppure si vuole che un Corpo istituzionale sia amministrato seppure solo in sede lavorativa , da privati (come è successo per il contrasto alla pirateria marittima). Quindi, il Governo ‘impropriamente’ risolve la questione identificando nelle Guardie Giurate (disarmate) e Particolari Giurate (armate) una semplice categoria di operai, amministrati in sede lavorativa da aziende private, quindi con direttive che fanno capo all’Ente del Lavoro, ma governate da autorità di Polizia che comunque si rifanno a regole prefissate dal Ministero dell’Interno, giustificando l’attività di Sicurezza e Ordine Pubblico così ordinata alle GG e GPG in una operatività, nei casi più gravi, fondamentalmente basata sulla mera richiesta di intervento dell’autorità competente, che invece – diviene facilmente intuibile – per chi si ritrova di fronte al dolo e all’emergenza divisato e armato, difficilmente applicabile. Doveri da Agenti e diritti da operai. Ma c’è di peggio. Perché oltre tutto, bistrattare la categoria? Di scarsa o nulla utilità, le competenze Statali, che non regolano con le dovute attenzioni la funzionalità effettiva degli istituti, trovando evidentemente più opportuno lasciare apparire all’opinione pubblica, quello che potrebbe essere una potenziale sinergia d’appoggio con le Forze dell’Ordine, come un’armata Brancaleone. Abbassare gli uni (Guardie) per far apparire più alti gli altri (Agenti). Basta rendersi conto che in una città in una sola notte sono presenti centinaia di Guardie Giurate di diversi Istituti di Vigilanza Privata (IVP) che pattugliano, piantonano, vigilano e controllano le strade, gli interni, le periferie e le zone industriali proprio dove è temuto il danno, il dolo e l’emergenza, con sistemi anche tecnologici che garantiscono il servizio. Non c’è storia se confrontate con le minime unità delle Forze di Polizia (FFP), già ribadito più volte insufficienti a garantire un adeguato controllo del territorio. Guarda caso capita a puntino l’ultimo Protocollo Nazionale (“1000 Occhi Sulla Città”), siglato tra le Questure e IVP di maggiore prestigio in tutto il territorio, tanto per rafforzare sussidio, complemento e ausilio alle Polizie… che specificano però in sede contrattuale che: «la suddetta attività di osservazione e la trasmissione delle informazioni non comporta l’esercizio di pubbliche funzioni». Volere la botte piena e la moglie ubriaca! Immaginate come reagirebbe la gente davanti ad una garanzia certa di un numero di operatori privati a stretto contatto con il popolo, ben equipaggiati e preparati da aziende leader professionali, se invece chi governa e deve garantire la sicurezza pubblica sta facendo i conti nelle proprie tasche rattoppate o più semplicemente preferisce poter “risparmiare” (avere maggiore disponibilità) più comodamente evitando uno sconsigliato confronto?! Per che cosa si crede che in Italia le colossali Private Security Contractors (PSCs), ovvero i contractors sono assimilabili alle prestazioni dei mercenari, cioè vietate?... E pure, fateci caso: tutti promettono ma nessuno dà... la risposta è semplice: tantissimi politici hanno pure le mani nel settore della Vigilanza Privata (VP). Con questo non voglio assolutamente assimilare la VP come una specie di “Polizia Privata”, ma più semplicemente il controllo e l’egemonia non dovrebbe essere frutto di un sistematico bistrattamento. Per poter angariare nel migliore dei modi è sufficiente lasciare la Vigilanza Privata, le Guardie e tutto il resto, in pasto alle aziende ‘money oriented’. Sono applicati fondamentalmente due principali sistemi: 1. è innescato nell’ombra un meccanismo perverso a suon di leggi, circolari e normative spesso filtrate da prefetti, questori e aziende che ripropongono in altre chiavi ordinanze inadeguate alle guardie. Un Ordinamento di Ordinanze volatili, divise e suddivise. Regolamenti del momento, interpretati all’istante, sempre pronti a sbilanciare il tentativo di raggiungere un possibile equilibrio. È solo del 2010 il DM n.269 che ‘riforma’ il settore, ma solo come molle soluzione dopo che nel 2007 la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia per la normativa che regola il lavoro delle Guardie Giurate. Un Decreto che riassume la confusione precedente e che anzi, impone regole alle Guardie che sono deficienti in confronto alle medesime già legiferate per i civili; 2. il grande sistema dolente: lasciare una certa egemonia alle aziende soprattutto sulla discutibile gestione del personale e sul lavoro, trasformando la Vigilanza Privata in mero business. In questo ‘semplice’ modo si sconquassa la categoria. Curiosità. Dal colloquio al Viminale di lunedì 21 luglio 2008, è emerso un punto piuttosto critico relativo all’unificazione delle divise per le guardie giurate. L'Associazione Centro Studi Sicurezza sezione Guardie Giurate nella 4209, di iniziativa governativa, ha fatto includere, tra gli altri emendamenti, uno in particolare che conteneva la richiesta di una divisa unitaria per tutta la categoria (diversificata dai loghi aziendali), evitando di fatto la carnevalata delle “infinite” differenti uniformi. (Ricordo essere l’art.254 del Regolamento di esecuzione al T.U.L.P.S. a prevedere che le guardie particolari giurate, indossano l’uniforme, o in mancanza portano il distintivo, approvati, entrambi dal Prefetto su domanda del concessionario. Tale disposizione è ulteriormente regolamentata dall’art.230 del citato Regolamento che ne dispone le modalità di riconoscimento della stessa. Di conseguenza, nell’atto di approvazione delle divise, sarà prevista anche l’approvazione del distintivo di qualifica per ogni grado o ruolo ricoperto nell’ambito dell’organizzazione interna dell’istituto. In particolare, il Prefetto può convocare e sentire i pareri di comandanti provinciali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza e del Corpo Forestale dello Stato quale parte competente del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ¬– presieduto dal Prefetto, appunto – per il rilascio dell’uniforme delle GPG. Si parla quindi di uniforme e non divisa. Il perché, molto brevemente, fa riferimento all’uniforme come abito di foggia codificata per una certa categoria o corpo; per esempio si dice “alta uniforme” e non “alta divisa”. Mentre per divisa è inteso un vestito indossato da chi frequenta una determinata scuola, un collegio e simili. Di fatto l’uniforme delle GPG non è la tuta dell’operaio o la divisa del portiere). Ebbene, dal colloquio si è compreso per quale motivo tale richiesta assolutamente seria ed efficiente, è stata clamorosamente respinta come il diavolo con l’acqua santa. Per paura. Il timore del Governo dinnanzi a tale richiesta è che a seguito di questo le Guardie Giurate diventino un Corpo unitario in grado di appoggiare… un colpo di Stato. Niente di più ridicolo! Ma soprattutto è evidente che se per un motivo così ‘banale’ si ostenta la disunione della categoria, figuriamoci se non si fa di peggio per motivi che porterebbero certamente ad una “unità di classe” sotto il profilo giuridico e contrattuale. L’ottenimento finale è una categoria lavorativa divisa; formata da persone distribuite male per interessi e caratteristiche. Uomini e donne disorganizzati, con idee discordanti. Così non si teme raffronto, ne alcuna “unità”, garantendo la massima sudditanza in un settore martoriato dalla concorrenza sleale. L’ISTITUO Gli imprenditori di seconda generazione sanno già come fare concorrenza sleale a quelli onesti. Difficile credere che qualcuno di questi possa agire con professionalità: impossibile oggi, non sottostare alle leggi di mercato, svalutando il servizio, quindi rendendo anche poco professionale il personale. Il più delle volte ciò avviene senza scrupoli, in virtù del dio denaro, vagando in un limbo di ordinamenti datati, lacunosi, permissivi e poco chiari. Vediamo in pratica. I datori o chi per essi, sfruttano il bisogno di lavorare della gente. Non paghi di avere domande di lavoro a iosa, per avere sempre disponibili potenziali Guardie Giurate tra i candidati, hanno la documentazione di parecchi di questi, già pronta a carico totale del richiedente, tipo ‘self-service’ (Rilascio di: Porto d’Armi ottenuto con il Certificato Maneggio Armi, visita medica e altri certificati; Decreto di Nomina), dato che prima si diviene Guardie Giurate prettamente su formulazione aziendale, e solo dopo si può essere assunti in qualità di Guardia Giurata, appunto. Ma l’assunzione, come una qualsiasi domanda di lavoro ad un ente privato, non è obbligatoria. Così la maggior parte degli incartamenti finiscono nel dimenticatoio, decadendo nel giro di 6/12 mesi. Cornuti e mazziati. Fatta la legge trovato l’inganno. Eppure, basterebbe imporre all’azienda l’eventuale rimborso delle spese sostenute a quei candidati che sono stati illusi di essere assunti e che si sono fatti inutilmente carico dei costi. Ma nessuno lo esige, ne fa chiarezza in merito. Ci guadagna lo Stato con le marche da bollo; ci guadagnano i TSN (UITS) con il rilascio dei certificati; ci guadagnano le aziende col ‘personale nel cassetto’. Ci rimettono decine se non centinaia di Euro quei poveretti che cercano lavoro. Grazie sindacato di esistere… Le selezioni aziendali, già avvalse da requisiti ministeriali basici per non dire insufficienti, avvengono in modo letteralmente contrario alla naturale individuazione del possesso di determinate competenze, capacità e abilità per avvicinarsi il più possibile al profilo ricercato per questa specifica posizione lavorativa. Gli addetti aziendali mirano invece a personale che ha problemi economici come mutui e spese da sostenere, meglio se disperati, disposti a lavorare ad oltranza, possibilmente incuranti delle regole e della professionalità, meglio ancora se ignoranti. La dice lunga che sono state proprio le rappresentanze aziendali ad avere rifiutato la possibilità che tra i requisiti dei candidati ci fosse l’esigenza di un diploma di scuola media superiore, oggi ancora fermi alla terza media inferiore. Tutti i corsi aziendali (tenuti spesso da addetti esterni), le certificazioni di qualità (tipo UNI), le visite mediche aziendali e le lezioni dei tiri obbligatorie, subiscono in modo tremendamente pesante ed inevitabile la potente influenza di parte e negativa di un rapporto di clientelismo. Questo è un grosso cancro lasciato campare indisturbato. Quello che normalmente viene erroneamente inteso come differenza tra ‘pubblico’ e ‘privato’. È proprio questo che rende inefficace ogni tipo di formazione e insegnamento legati alla cultura aziendale del risparmio e del servilismo ottenuti con l’impreparazione e l’ignoranza. A proposito di Porto d’Armi e clientelismo, ecco pronta una ‘chicca’. Nel 2010 succedono stravaganti innovazioni o, meglio dire, alterazioni: i vertici dell’Unione Italiana Tiro a Segno – UITS – (federazione sportiva nazionale affiliata al C.O.N.I. e che presenta i requisiti di organismo di diritto pubblico, ovvero Ente pubblico posto sotto la vigilanza del Ministero della Difesa e Federazione Sportiva, per la realizzazione un piano straordinario di addestramento all'uso delle armi a favore del personale qui interessate e che è a capo dei Tiri a Segno Nazionali – TSN –), si sono incontrati con le delegazioni di FederSicurezza, colosso confederato delle rappresentanze datoriali della Vigilanza Privata, in vista di “sinergie e progetti comuni”. A parte quelli che dovrebbero essere distinti interessi, diviene agghiacciante rendersi conto che UITS si lega con FederSicurezza che è l’organizzazione federale imprenditoriale che raccorda le Associazioni della Vigilanza privata storiche (imprenditori/datori), senza che siano inalienabile parte d’incontro e decisioni, altrettanta equipe delle storiche rappresentanze sindacali firmatarie del Contratto Nazionale per la Vigilanza Privata (CGIL-CISL-UIL-UGL), perché le parti di categoria sono i “datori” e i “dipendenti”, e non solo gli imprenditori, che ovviamente si muovono perseverando business e non altro. I vertici UITS sono così tanto, ma così tanto sprovveduti?! Difficile crederlo. Non solo: va rammentato che UITS risponde al Ministero della Difesa per quanto riguarda l’addestramento degli operatori armati anche privati, con Licenza di Polizia (i soci obbligati), eppure alcun funzionario di Stato era tra i partecipi. Infatti, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca: l’incontro incredibilmente ha portato vergognosamente ad eliminare (salvo per il rinnovo) il bisogno di idoneità dei già precari allenamenti con le armi per gli operatori armati privati. Incredibile, ma vero. CORSI E SERVIZI Tutti i corsi, le lezioni dei tiri, le visite mediche, eventuali richieste nelle sedi giudiziarie per motivi di lavoro, sono vergognosamente comandate nel tempo libero del dipendente e quasi sempre neppure retribuite. Una mole di impegni enorme, che va ad aggravare un servizio già impegnativo per straordinario e mancanza di riposi e ferie. Telefoni di casa, cellullari e posta elettronica privati, diventano di dominio aziendale utilizzati in modo indiscriminato e senza scrupoli per continue chiamate anche se smontanti dal turno di notte. Funziona talmente bene, che le aziende si sono sempre rifiutate di inserire nel contratto nazionale una, a dire poco, indispensabile “Reperibilità” per le Guardie o meglio per alcuni livelli di queste e a rotazione; di contro, pretendendo la disponibilità forzata e ad oltranza dei dipendenti. Viva il sindacato! Sono ordinati settori quindi percorsi immensi di pattugliamento notturni in macchina o appiedati. Basterebbe dividere i 300/400 Km per notte macinati mediamente dalle pattuglie stradali nelle autovetture, per le 7/8 ore di quel preciso servizio cui sono previste ispezioni ulteriori a piedi con un continuo ‘sali e scendi’ dalla macchina, per rendersi conto che rispettare il CdS è praticamente impossibile. A Venezia città, le Guardie compiono un servizio di pattuglia appiedato, con tutte le dotazioni portate addosso… L’unità di misura aziendale è: “otto ore ti pago e otto ore devi camminare” (tra innumerevoli ponti e scale dei palazzi). Provate un poco a moltiplicare la velocità media di camminata di una persona anche per sole sei ore... Vengono fuori venti/trenta Km che ogni notte – dico ogni notte – una Guardia deve percorrere con uniformi precarie, doloranti scarponcini e qualsiasi tempo: acqua alta compresa! È allora auspicabile che il lavoratore cerchi di non disintegrarsi le ossa in macchina o a piedi, ovviando il percorso? Si. Direi che è doveroso difendere la propria incolumità fisica. A questo punto, nei singoli casi, la Guardia diventa suscettibile a dei provvedimenti disciplinari aziendali e nel peggiore dei modi, nei casi di reato o incendio nel settore per incuria, di penalità da parte delle autorità anche giudiziarie. Le Guardie quasi sempre non hanno a disposizione toilette, ne luoghi di riparo in caso di piantonamenti anche in condizioni avverse; spogliatoi o punti di ristoro nemmeno pensarli; neppure ci sono luci nei luoghi di lavoro, nelle ispezioni o nei piantonamenti notturni, dove previste, anche in turnazioni ad orario doppio come riportato nel servizio, tra mancati riposi e saltate ferie. La giusta regola di non abbandonare la postazione a fine servizio se non arriva il cambio per motivi di urgenza (provvedendo tempestivamente alla sostituzione), diventa che la Guardia resta spesso e volentieri senza preavviso in servizio, per motivi di mala organizzazione o per semplice comodità nella gestione del personale (e il cambio se lo scorda). Eppure le Guardie sono amministrate in sede lavorativa dal Ministero del Lavoro come qualsiasi operario. In certi casi basterebbe intraprendere accordi specifici col cliente, che invece rincara e chiede personale disposto a fare di tutto fuorché la Guardia. E che, scherziamo?! pagare uno che sta lì impalato a vigilare? Meglio fargli fare il portiere, il centralinista, metterlo alla reception, fargli fare il fattorino, i carrelliere o l’insacchettatore (nei grandi magazini, magari in servizio di antirapina), il trasportatore, il facchino e quanto altro, anche se un preciso DM vieta di utilizzare le Guardie al di fuori delle competenze di controllo, che attenzione devono riguardare il dolo e il pericolo. Perché succede pure che con la scusa della vigilanza e il controllo ‘privato’, talune Guardie sono impropriamente impiegate addirittura in “allarme” per vigilare che strumenti non si bagnino e quanto altro di incredibile. Che può volere dire presentarsi sul posto a prescindere, per ordine di autorità, con il Giubbotto Anti Proiettili (GAP) e magari controllare la temperature di un frigorifero o freezer. I turni di lavoro sono quasi sempre assegnati giorno per giorno; addirittura alla sera. Spesso deve essere pure la guardia a chiamare telefonicamente l’ufficio preposto. Ma torniamo all’attenzione del PdA. Ho scritto di ‘precari allenamenti’ dei tiri. Infatti, oltre che nel numero di sole tre lezioni all’anno due delle quali senza necessità di essere sufficienti, va bene inteso che UITS nasce e governa sezioni di tiro accademico sportivo: gli operatori armati, specie se privati, sono una ”indesiderata opportunità”; come per il Governo sono una necessità mal gestita per convenienza; o per le aziende mero business da svendere. Nelle sezioni di TSN basta avere Licenza per portare l’arma per mestiere, per essere accantonati come la peste; come lo sono stati i corsi di Tiro Operativo che la stessa UITS ha formulato, tanto per sbrodolarli al Ministero della Difesa; salvo poi in fretta e furia farli piombare nel dimenticatoio collettivo. Il modo più semplice per regnare l’intolleranza è quello di emarginare tali operatori etichettandoli “soci obbligati”, escludendoli per regolamento UITS da ogni attività sociale delle sezioni (proposte, attività, elezioni presidente e staff, eccetera), garantendo una continuazione di una classe dirigenziale dei TSN quindi UITS ai massimi vertici seguita fino all’ultimo dei collaboratori, solo tra i “soci volontari”, cioè quelli del tiro accademico sportivo. Eppure i “soci obbligati non hanno sconti” e poco dovrebbe interessare al poligono se la quota e le spese sono versate da socio o azienda. Una vera e propria discriminazione! Ne consegue uno staff del poligono disinteressato agli allenamenti degli “operatori armati”, campi inadatti al tiro operativo e istruttori alla pari; infatti, la nostra cultura nazionale è carente in questo settore: le Tecniche di Tiro e le Tattiche Operative e Difensive provengono esclusivamente dall'estero. L'unico modo per imparare a utilizzare le armi da fuoco efficacemente (per difesa nell’ambito lavorativo o privato) consiste nell'affidarsi ai comandamenti provenienti da oltremare e oltreoceano; o comunque, traendo da istruttori italiani che hanno acquisito in questo modo le lezioni, i quali per l’arcinota conduzione discriminante UITS, hanno preferito divulgare gli insegnamenti in campi e associazioni private. Domandone: da dove attingono i sedicenti istruttori UITS di tiro operativo?... Da istruttori governativi?... Allora, il cerchio si chiude in modo acrimonioso! Senza giraci troppo attorno, gli allenamenti UITS sono dichiaratamente limitati all’acquisizione di procedure di maneggio dell’arma in sicurezza. Stop. (Rilascio Maneggio Armi). In pratica, dopo 30 anni che vai al poligono è tanto se riesci a smontare e pulire l’arma in sicurezza e colpire un cartellone posto a 15 metri di fronte, in linea di tiro sparando in modo dritto e mirato un colpo alla volta non celere, su 5 copi caricati in caricatori bifilari da 17. Una realtà del tutto differente alla difesa personale. In queste condizioni, chi porta un’arma da difesa può diventare un pericolo ambulante in caso di operatività. LA GUARDIA I contratti di lavoro, sono generalmente formulati a termine, che permettono alle aziende di schiavizzare letteralmente il neoassunto; di questi lavoratori, solo a coloro clamorosamente succubi, sono eventualmente rinnovati i contratti di lavoro. Spesso vengono fatti firmare fogli in bianco. È applicata la regola ‘del bastone e della carota’, favorendo chi magari si svende per postazioni o orari dei turni di comodo, mentre chi cerca di opporsi ai soprusi, è dimenticato nei servizi, così detti “punitivi”, quasi sempre costretti a licenziarsi. Imperversa il mobbing e la l’annientamento della vita privata. Impossibile ribellarsi o difendersi senza rimetterci anche il lavoro o passare le pene di Cristo. Tanto mettono nelle condizioni di operare in una attività impossibile dove le Guardie cercano di sopravvivere sottraendosi alla mole o alle caratteristiche di lavoro: l’istituto lo sa e fa furbescamente lo gnorri, poiché l’unica responsabilità eventuale è della Guardia che non ha – in ogni singolo caso – espletato scrupolosamente il servizio; pure con la possibilità di controllo, quindi di potenziale espurgazione a piacimento. In un cinquantennio di questa politica aziendale a tavolino, si è consolidata una categoria intangibile. L’anello ultimo è che diviene preferibile la Guardia che corrisponde fin dall’inizio a operatori che non hanno alcuna intenzione di acquisire professionalità per motivi di tornaconto personale. Diversamente comporterebbe ulteriori problematiche per governare dipendenti ben preparati, a conoscenza oltre che dei doveri anche dei diritti. Invece, uomini e donne senza alcuna consapevolezza delle regole e menefreghisti di qualsiasi forma di unità di categoria. Una massa allo sbaraglio. IL SINDACATO In tutto questo contesto si inseriscono a pennello certe delegazioni sindacali, rappresentate da questo tipo di dipendenti che trovano più convenevole assecondare le aziende piuttosto che iniziare una lotta schierati dalla parte di lavoratori, che certo non garantiscono un gruppo forte, di fiducia e compatto, per i motivi sopraesposti. Diversamente il rappresentante è emarginato e messo nelle condizioni di lasciare. I dirigenti sindacali, spesso per motivi politici pendono più dalla parte degli imprenditori e dei governanti, chiudendo il cerchio. Va da se che regole e contratti non trovano mai il soddisfacente risultato sperato da chi di vigilanza ne capisce qualcosa. L’ultimo CCNL è stato siglato dopo otto anni dalla scadenza. Ma ne esiste un altro in vigore (!) che suddivide la categoria ulteriormente, aumentando la confusione, la divisione e l’anarchia. Non ci sono stati tangibili miglioramenti e anzi, i livelli delle Guardie hanno incredibilmente subito un regresso. Il Sindacato dovrebbe tutelare i lavoratori collettivamente, controllando l’applicazione del contratto o trasformando in una vertenza un particolare problema. Non succede. Può anche farsi carico di una prima tutela, cercando di risolvere il contrasto del lavoratore con il datore, per poi passare, eventualmente, la tutela al sindacato e ai legali. Tutto questo non succede mai, per infiniti motivi del momento. Oggi per esempio, è di voga giustificare che bisogna subire un poco di tutto ringraziando il cielo di avere un lavoro. Vero, ma ogni appiglio diviene motivo per non fare sindacato! I rappresentanti quando formulano uno sciopero lo fanno consapevoli che solo la solita esigua minoranza parteciperà. Ed è motivo per rivendicare la loro presunta disponibilità e allo stesso tempo, fare l’interesse dei datori ricusando le colpe sulle Guardie caprone e crumire. I datori ringraziano e si strofinano le mani. Tra le competenze necessarie per svolgere il ruolo delle rappresentanze vi dovrebbero essere quelle relazionali. La forza del Sindacato, infatti, non deriva solamente dal potere assegnato dal contratto e dalle leggi ma anche dalla capacità di creare consenso intorno alle sue proposte e azioni e una ampia condivisione degli obiettivi. A monte, deve creare le condizioni perché ciò accada. Per esempio, un humus di lavoratori intimiditi e per questo succubi delle aziende, non potrà mai essere terreno fertile per una congiuntura tra sindacato e lavoratori. Perché le rappresentanze da cinquanta anni a questa parte non si sono chieste come mai le Guardie non partecipano e quindi, come creare un programma alternativo per uscire da questo “cul-de-sac”? Normalmente le rappresentanze di piccole sigle autonome e ininfluenti sono relegate in posti impossibili; mentre gli stessi di sigle più importanti, occupano confortanti portinerie. Attualmente, la categoria è come un castello col portone spalancato dove chiunque ha libero accesso per saccheggiare indisturbato (e non adopero altri eufemismi per non essere volgare). Il sindacato nel migliore dei casi è latitante. CLIENTE In un epoca dove la vigilanza è intesa come cavillo assicurativo e non per quello che dovrebbe essere, l’azienda che decide di fornire personale formato e adeguatamente attrezzato, quindi ad un costo non indifferentemente maggiore, risulta perdente da subito, perché il cliente stesso è interessato al massimo risparmio senza dimostrare interesse, ne conoscenza di cosa significhi Vigilanza Privata, preferendo un uomo in divisa tutto fare, piuttosto che una persona che per mansione ‘altro non fa’ che vigilare. Le aziende si prestano molto bene a questo altro tipo di clientelismo. Eppure il mercato della sicurezza privata – oggi più che mai risentita – in Italia è un affare miliardario! Il problema del libero mercato e la mancanza di tariffari imposti, rende fattibile la gara al ribasso che porta all’abuso dell’inefficienza a costi ovviamente minori per il cliente. Prima erano imposte agli IVP Centrali Operative, servizi per Provincia e tariffari minimi e massimi; oggi sussiste la centralizzazione per sede Legale dell’Istituto che riassume l’operato a danno delle capacità. Nell’insieme è stata distrutta quella possibilità di operare con quella portata prima richiesta, aprendo il campo a piccolissime imprese - niente di male - ma che possono sopravvivere solo con la concorrenza sleale. E questo non va bene. Ormai i servizi discostano dalla sicurezza che dovrebbero dare. Nel terzo millennio, possono ancora assicurare l’avvenuto passaggio dei ‘fumosi bigliettini’ apposti sulle serrande? O delle letture elettroniche discutibilmente gestite nei PC delle aziende? I clienti sanno che le loro chiavi, procedure e codici allarmi, di case ville, banche, oreficerie e quanto altro, anziché essere custodite in casseforti di sedi allarmate ,come un tempo a disposizione in caso di bisogno, sono oggi per mancanza di uffici locali, nottetempo a spasso con la Guardia? È questa sicurezza?... Ogni giorno da anni sono puntualmente assaltate scorte e blindati, purtroppo con tristi ferimenti e uccisioni da bollettini di guerra; mentre il Ministero si preoccupa con infauste circolare alle autorità locali di inibire l’utilizzo di armi come fucili ad uso civile nelle scorte per le Guardie Giurate, un sindacato della Polizia lamenta che degli agenti incappati in una rapina ad un blindato avevano le mitragliette (arma da guerra) che sono risultate insufficienti a difendersi (difendersi, non stiamo parlando di imporre l’autorità). E, a proposito di blindati spesso imbottigliati nel traffico con qualche milione di euro in contanti a bordo alla pari di un qualsiasi camion di frutta e verdura, l’autorità ordina che il mezzo sosti col guidatore a bordo, nelle strette vicinanze dell’obiettivo per ovvi motivi di sicurezza, intanto che i vigili urbani puntualmente provvedono a multare il conducente per una sosta vietata. Ma capite di cosa stiamo parlando?! Ormai anche i clienti hanno subito questo concetto di selezione. Un’azienda preferisce perdere un cliente che pretende un servizio professionale ma ostico e oneroso, a pro di quelle molteplici mansioni fuori luogo male gestite. CATEGORIA La Guardia Giurata è una professione riconosciuta per necessità e male qualificata per convenienza. Ciò che non si può vietare si regolamenta… male. Le Guardie Giurate esistono ufficialmente in forza di un antico Regio Decreto del 1931, anche se i servizi si sono evoluti sostituendo o integrando quelli delle FF.OO. (aeroporti, porti, scorte valori, antipirateria marittima, eccetera. Stanno già pensando alle scorte ai detenuti…). Non è mai esistita civiltà in ogni epoca, che non abbia avuto una sorta di guardie che garantivano la sicurezza pubblica e privata in modo capillare. La storia delle Guardie Giurate si perde nell’oblio dei tempi. Nella Roma antica, nel III secolo a.C. esisteva una particolare istituzione denominata Ufficio degli Edili che potremmo chiamare gli antenati degli attuali Istituti di Vigilanza. Il loro comandante era il Praefectus Vigilum, mentre oggi a sovraintendere IVP e GPG è il Prefetto. Essi avevano ai loro ordini delle guardie, dette Praefecti Nocturni, costituenti una particolare milizia armata e protetta (scudi, spade, lance, corazze e strumenti vari), con mezzi concepiti non per la guerra; non assoggettata alle sfere militari vere e proprie, ma esclusivamente impegnata per la vigilanza e custodia dei beni pubblici e privati; a volte anche come carcerieri. Nelle case degli Edili, poi, potevano essere custoditi beni e valori anche dei privati, la stessa cosa che si fa oggi nei caveau degli Istituti di Vigilanza Privata. Allora, incombeva il pericolo degli incendi che per le fiamme libere e le costruzioni in legno pure ravvicinate, erano causa di rapide e ripetute devastazioni. Non esistendo un Corpo specifico come l’attuale dei Pompieri, il Corpo di Vigiles venne impiegato con assiduità nella lotta e prevenzione agli incendi, suddividendo in tre ranghi il corpo: i Tres Viri Nocturni. Anche oggi le Guardie Giurate sono impiegate nella vigilanza e prevenzione degli incendi (Guardafuochi), nei modi consoni considerata l’esistenza degli addetti Vigili del Fuoco. Eppure, questa verità storica ma scomoda non è mai emersa; anzi ufficialmente questi avi della sicurezza privata sono invece stati ‘erroneamente’ catalogati tra i predecessori del Corpo dei Vigili del Fuoco, i quali hanno pure adottato il loro motto: Ubi Dolor Ibi Vigiles (Dove c'è il dolore ci sono i vigili), prima nazionale, oggi solo locale. Niente: le Guardie Giurate non devono avere ufficialmente neppure una storia! Sono state scritte infinite lettere a redazioni e Ordini dei giornalisti, locali e nazionali, chiedendo che gli operatori siano riportati con la giusta qualifica: Guardie Giurate, non sceriffi, vigilantes, guardie notturne, guardiani e altro ancora di improprio. Macché: assoluta incuranza, divenuta ormai sospetta. Provate a chiamare guardie carcerarie gli agenti della Polizia Penitenziaria; spazzini gli Operatori Ecologici; bidelli gli Operatori Scolastici e così via: il sindacato di categoria innesca una bagarre spaventosa ottenendo la rettifica. A questo punto, tornando al PdA, mi viene da esprimere un’ovvia considerazione: fermo restando che nessuno deve essere assoggettato da un datore opprimente, i tutori dell’ordine non sono super-uomini! Se chi opera con una pistola e con una certa responsabilità come le Guardie Giurate, ha bisogno di un cadenzato allenamento teorico-pratico con l’accostamento di un parametro psicologico, certamente “il pacchetto” diviene doveroso pure e di più, per chi lavora con armi e autorità maggiori come gli Agenti delle Forze dell’Ordine. In oltre, alcune persone, possono portare armi senza licenza e senza idoneità al maneggio: prefetti, ufficiali di PS, magistrati ordinari, giudici di pace, magistrati onorari ed amministrativi, dirigenti di carceri. Altri, appartenenti a corpi militari o dipendenti da enti pubblici, portano le armi senza licenza durante il servizio e secondo i propri regolamenti. Io credo invece che tale necessità di verifica soprattutto periodica, dovrebbe estendersi a tutti coloro che detengono armi, anche ad uso privato o sportivo. Dovrebbe fare riflettere che si è dovuti intervenire con una sentenza per stabilire che la condotta politica della Guardia Giurata non debba essere ‘ottima’ pure a discrezione del Prefetto (ricordando che quella di un Agente di Polizia basta che sia “buona”). Sempre per discrezione, se da una parte ci sono GPG stalker querelati che hanno mantenuto il diritto di possedere un’arma (vergogna), dall’altra ci sono Guardie che sono state disarmate dall’autorità (sequestro cautelativo immediato), perché sono stati ingiustamente denunciati per minaccia armata, da tizio o caio per questioni personali, come mera ripicca. E dopo i termini temporali previsti, l’IVP procede al licenziamento per giusta causa. Oppure, mentre dopo una condanna definitiva di quattro poliziotti per il pestaggio a morte di un 18enne, questi lavorano tutti ancora in Polizia, una Guardia che ha sparato a dei rapinatori armati è stata arrestata e licenziata definitivamente. E di fatti del genere ce ne sono parecchi. Qualcosa non funziona. Le Guardie Giurate sono l’unica categoria del nostro paese che sono comandate per ministero ad effettuare un intervento in allarme rapina, intrusione, incendio (che può essere oltre tutto doloso) da sole. L’IVP ci sguazza! Sapete cosa vuole dire entrare in una banca, un palazzo, una proprietà, uno stabilimento, un parco, un cantiere o in una qualsiasi struttura, in allarme, di notte, spesso al buio? Dover preoccuparsi di gestire la centralina allarmi mentre non sai se sei sotto tiro, per poi bonificare la zona da solo, consapevole che se sei aggredito non riesci neppure a dare l’allarme; e tante volte neppure la Centrale Operativa (CO) si ricorda che ha una unità in intervento, dovendo gestire una mole abnorme di attività. Qualche volta capita di intervenire unitamente alle FF.OO. che puntualmente quando sentono che normalmente le Guardie intervengono da sole, esclamano la vergogna! …peccato che confondendo l’operato da agenti con quello di operai, dimenticano che i fautori di tutto questo sono comunque i loro stessi diretti superiori d’autorità. Le Guardie vivono continuamente in un limbo lavorativo, che non garantisce neppure il lavoro se per servizio o per anzianità, vengono a meno quei certi requisiti fisici. Un’incertezza continuamente voluta. Un DPR stabilisce che nei treni delle FF.SS. non si può salire armati, tranne le FF.P. e la VP, questi ultimi per motivi di servizio per l’Ente dei treni. Invece i Questori vietano i servizi armati alle Guardie Giurate che lavorano per le ferrovie; ma stranamente non risolvono la gigantesca questione GPG pure in uniforme, “pendolari” che sono ingiustamente con una spada di Damocle sul collo: sui convogli non dovrebbero portare l’arma. Idem per gli altri mezzi di trasporto pubblico, che pure si arrogano di approvazioni regionali che pretendono di surclassare le leggi nazionali sulle modalità di porto delle armi. Non sarebbe semplice aggiornare le regole a dovere, autorizzando il porto almeno per chi in uniforme approvata dallo Stato? I capo-treni chiudono volentieri un occhio, anzi tutti e due, e la gente pure, percependo la presenza di una uniforme come motivo di sicurezza e non di allarmismo. Questo mio scritto è solo una goccia nell’oceano della mala conduzione della VP ed ho voluto porre all’attenzione come la questione sollevata da Le Iene riguarda un colossale giro di affari che include anche il ‘bistrattamento’ della categoria che porta pure tra le tante ingiustizie, anche a quella di un potenziale uso improprio delle armi per Guardie Giurate che possono perdere la testa per un grave stress fin troppo spesso provocato. E il paragone con le FF.P. lascia il tempo che trova. Concludo con una proposta di una certa soluzione. Il superamento della difficoltà sta nel governare la categoria con professionalità, con regole e soprattutto controlli da parte di supervisori esterni che non permettano alle aziende abusi, clientelismo e concorrenza sleale, promuovendo la professionalità nei corsi e nelle lezioni teoriche e pratiche, così permettendo una certa unità di categoria che concede anche quella sindacale, ponendo in essere delle prese di posizione nella legalità, che rendono possibile allo “Status sociale” delle Guardie Giurate di crescere nelle giuste proporzioni. Ma mi sa che si vanno a toccare certi grandi interessi economici. Dovrebbe essere attivato un Ente specifico locale che raccolga le segnalazioni anche anonime valutando caso per caso: come si può pretendere che, per esempio, una GPG a contratto a termine denunci un abuso?! Oggi, il sindacato chiede un mandato per agire e pure dopo agisce male… ‘na pagliacciata! Altro ostacolo apparentemente insormontabile è legato alla qualifica delle GPG. Attualmente, solo a seguito dell’intervento della Comunità Europea, le Guardie sono Incaricate di Pubblico Servizio (IPS), ovvero la qualifica del portalettere, del custode cimiteriale, del conducente di tram, dell’operatore scolastico, eccetera. Oltre tutto, prettamente nell’esercizio delle proprie funzioni e solo per queste. Cioè se una Guardia in servizio interviene in un dolo che riguarda il cliente è IPS; se la medesima Guardia interviene un metro più in là, per motivi non inerenti l’abbonato, non è più IPS. Eppure la soluzione è dietro l’angolo. Basterebbe che la qualifica fosse equiparata a quella delle Guardie Giurate Ecologiche Provinciali Volontarie che dipendono pure da Associazioni private, ma che sono regolamentate dall’Ente Provincia. Pubblico Ufficiale e/o Agente di Polizia Giudiziaria (ma anche Agente di Pubblica Sicurezza), strettamente nell’esercizio delle proprie funzioni, sempre e comunque soggette alle Forze di Polizia. Resto disponibile per qualsiasi chiarimento. Grazie per la cortese attenzione e per aver preso in considerazione la categoria nel servizio qui citato. Bafometto
Data invio: 19/4/2014 21:08
|
|
_________________
Saluti Bafometto |
||
![]() ![]() |
|
Re: LE IENE parlano di noi... |
|
---|---|---|
Donatore GuardieInformate
![]() ![]() Iscritto il:
8/11/2010 6:25 Da Lombardia
Gruppo:
Utenti registrati Collaboratore Messaggi : 5689
![]() |
Non dico nulla!!!
Data invio: 21/4/2014 23:11
|
|
![]() ![]() |
Non puoi inviare messaggi.
Puoi vedere le discussioni.
Non puoi rispondere.
Non puoi modificare.
Non puoi cancellare.
Non puoi aggiungere sondaggi.
Non puoi votare.
Non puoi allegare files.
Non puoi inviare messaggi senza approvazione.
Info
"Questo portale viene aggiornato senza alcuna periodicità e non rappresenta una testata giornalistica né un prodotto editoriale ai sensi della legge n.62/2001.
Gli autori non hanno alcuna responsabilità per quanto riguarda i siti ai quali è possibile accedere tramite eventuali link o collegamenti posti all'interno del portale o del forum di discussione, o per i siti che forniscono link o collegamenti alle risorse qui contenute. Il semplice fatto che questo portale fornisca eventuali collegamenti a siti esterni non implica tacita approvazione dei contenuti dei siti stessi sulla cui qualità, affidabilità e grafica è declinata ogni responsabilità.
Gli utenti sono i soli responsabili dei contenuti, contributi e commenti pubblicati; i moderatori si impegnano a rimuovere o oscurare i contenuti considerati falsi, lesivi di altrui dignità o diffamatori, ma data la natura interattiva degli strumenti utilizzati è impossibile operare un controllo in tempo reale di tutto il materiale pubblicati dagli utenti. Per segnalazioni o richieste di rimozione contenuti scrivere una mail all'indirizzo [email protected] con oggetto "Richiesta rimozione contenuti" "
In ricordo dei colleghi deceduti e uccisi in servizio