In base agli esami compiuti dal perito, l’ingegnere Antonino Cucurullo, alcuni elementi farebbero pensare a una dinamica degli eventi ben diversa da quella, invece, messa a verbale in seguito agli interrogatori
di Roberta Mammino

Ci sarebbero delle difformità fra le dichiarazioni rese agli inquirenti, che hanno portato alla prima ricostruzione dei fatti, e quanto dicono le prove. Questo sarebbe emerso dalla perizia balistica eseguita dal tecnico di parte nominato dalla famiglia di Massimo Calogero Giuliana, la guardia giurata morta dopo essere rimasto ferito alla testa da un proiettile esploso dalla sua stessa arma di ordinanza mentre era in servizio.

La famiglia della guardia giurata si è rivolta a un legale, il penalista Alessandro Cotzia il quale, ha nominato il perito balistico di parte. In base agli esami compiuti dal professionista, l’ingegnere Antonino Cucurullo, alcuni elementi farebbero pensare a una dinamica degli eventi ben diversa da quella, invece, messa a verbale in seguito agli interrogatori.

Già poche ore dopo l’incidente la famiglia della vittima aveva manifestato forti dubbi sulla possibilità che Giuliana si fosse sparato da solo, per via soprattutto della grande esperienza dell’uomo nel maneggiare le armi. Ora, dopo un attento studio da parte del tecnico specializzato sia della pistola, una Franchi Llama 7,65, sia del bossolo e dell’ogiva, che delle tracce ematiche e della posizione esatta in cui tutti questi elementi sono stati rinvenuti, sarebbe ancora più forte l’ipotesi che quanto accaduto quella notte sia ancora tutto da ricostruire e che si debba procedere in direzioni diverse rispetto a quelle intraprese finora.


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