Critiche eccessive all’azienda: dipendente licenziato

Inviato da  nicola74 il 12/3/2015 20:58:12
Critiche eccessive all’azienda: dipendente licenziato

12/03/2015

E' possibile criticare la propria azienda, ma eccedere, superare i limiti, andare troppo sopra le righe, può costare carissimo... fino ad arrivare al licenziamento. Esemplare la vicenda vissuta da un dipendente di una società operativa nel settore della vigilanza privata: due episodi caratterizzati dalla denigrazione della struttura aziendale e dell’amministratore sono stati sufficienti per dire addio al posto di lavoro (Cassazione, sentenza 3853/15).

Punto di svolta, nella battaglia giudiziaria, è la decisione della Corte d’appello, dove, in controtendenza rispetto a quanto stabilito in Tribunale, viene sancita la «legittimità» del «licenziamento» adottato da una società – operativa nel settore della vigilanza privata – nei confronti di un dipendente, resosi colpevole di «comportamenti univocamente tesi a denigrare l’immagine» dell’azienda e del «suo amministratore». Per i giudici di secondo grado è evidente la «conflittualità» del lavoratore nei confronti dei «vertici aziendali», conflittualità «giunta a un punto tale che ogni situazione problematica veniva utilizzata» dal dipendente «come occasione per denigrare l’immagine aziendale». E le «condotte contestate», verificatesi in due occasioni diverse, avevano giustamente, secondo i giudici, fatto venire meno la «fiducia del datore di lavoro».

Ora la visione pro azienda viene condivisa e fatta propria anche dai giudici della Cassazione, i quali ritengono inutile il ricorso proposto dal lavoratore, confermando, di conseguenza, il licenziamento. Per i giudici di terzo grado, in sostanza, vi sono tutti i presupposti, in questa vicenda, per parlare di «licenziamento per giusta causa», essendosi verificate, da parte del dipendente, «mancanze» che non consentivano «la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto di lavoro». In questo quadro, il riferimento decisivo è la «denigrazione dell’immagine aziendale» messa in atto dal lavoratore: tale condotta, concludono i giudici, hanno avuto una «gravità» tale da «giustificare il venire meno della fiducia» della società «nella correttezza del futuro adempimento».

Fonte: www.dirittoegiustizia.it
http://www.lastampa.it/2015/03/12/ita ... cMu1lqc6iSQuI/pagina.html

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